LA SCENEGGIATURA La sceneggiatura è il film su carta. Essa deve essere scritta in una maniera tale che il linguaggio sia perfettamente comprensibile in tutte le sue implicazioni ai lettori specializzati che la leggeranno. Non contiene indicazioni di regia (come la scelta dei piani o dei movimenti di macchina) perché questo è un compito del regista, ed è suddivisa in scene (gli eventi che si svolgono nello stesso luogo e nello stesso
tempo). Essa si sviluppa per fasi successive, che variano secondo le tradizioni consolidate nei vari Paesi. In ogni caso il principio è: cominciare con un breve scritto e poi, via via, allargare, articolare e perfezionare. Questa crescita viene formalizzata in alcuni momenti che costituiscono anche una verifica con gli interlocutori dello sceneggiatore. In Italia tradizionalmente il percorso è il seguente:
SCRIVERE IL SOGGETTO
Si tratta di un breve scritto (può essere lungo una pagina come venti) che riassume i tratti fondamentali della storia, dei personaggi, dell'ambientazione, con qualche cenno all'intreccio e nessun dialogo. Può anche presentarsi nella forma di racconto. Il soggetto è solitamente lo strumento che lo sceneggiatore (o il regista, o altri) utilizza per far conoscere la propria idea a chi il film dovrebbe finanziarlo. Solo nel caso in cui il soggetto ha una qualche speranza di divenire un film, lo sceneggiatore passa alle fasi successive.
LA SCALETTA
Può essere contenuta in una sola pagina. E' una prima articolazione della struttura: un elenco di punti numerati dove vengono descritte le sequenze (i gruppi di scene legati tematicamente) in maniera estremamente sintetica. E' uno strumento di lavoro fondamentale per lo sceneggiatore e che non verrà letto da nessun altro. E' sulla base della scaletta che egli traccerà il disegno complessivo della sceneggiatura: avendo sotto controllo l'intero sviluppo del film, sarà molto più agevole sviluppare le singole scene. Negli USA non tutti la utilizzano. In questo stadio diversi sceneggiatori compilano delle schede dei personaggi (storia, abitudini, relazioni, ecc.), anche se gran parte di questi dati che non appariranno nel testo finale.
IL TRATTAMENTO
E' un racconto molto lungo che amplifica il soggetto e segue la struttura delineata dalla scaletta. Molto spazio è dedicato alla caratterizzazione dei personaggi e all'ambientazione. Solitamente nel trattamento sono presenti alcuni elementi che appariranno in sceneggiatura in forma più sintetica: diventa così uno scritto da cui attingere materiale per la stesura delle scene. I dialoghi invece non vi vengono sviluppati compiutamente. In Italia è tradizionalmente un passaggio obbligato, mentre invece negli USA in pratica non lo si utilizza. Gli sceneggiatori statunitensi preferiscono passare direttamente alla sceneggiatura, scrivendone diverse stesure (anche 15-20).
LA SCALETTA DI SCENEGGIATURA
Molti sceneggiatori stendono a questo punto un'ulteriore scaletta che consiste nell'elenco numerato di tutte le scene, rappresentate da una o due righe con i personaggi che vi appaiono, il luogo e l'azione principale che vi si svolge.
COPIONE E SHOOTING SCRIPT
Una volta consegnata la sceneggiatura, il compito dello sceneggiatore è terminato e la realizzazione del film passa al regista. La sceneggiatura a questo punto è più comunemente chiamata copione, viene stampata in diverse copie, con eventuali aggiunte di note di regia, e passata ai vari componenti della troupe. Il regista nel sistema statunitense redige una sceneggiatura di tipo tecnico (shooting script, mentre quella letteraria si chiama spec script - abbreviazione di speculation script) dove sono riportate le indicazioni di regia (distanza della camera, ecc.), sparisce la numerazione delle scene, mentre appare invece quella relativa alle inquadrature. In film dove si richiede una attenta pianificazione si ricorre allo storyboard, almeno per le scene più complesse: una sorta di fumetto della sceneggiatura. Il coinvolgimento dello sceneggiatore sul set di ripresa (ad esempio per intervenire sui dialoghi una volta che essi sono provati dal vivo) è rara, e dipende comunque dal regista. Quando il copione viene stampato in diverse copie e distribuito ai componenti della troupe, ognuno si segnerà le parti che lo riguarda: la produzione dovrà stimare l'ordine di grandezza dell'investimento anche in relazione alle location messe in evidenza dal copione, ecc.; il direttore di produzione farà lo spoglio della sceneggiatura unificando le scene che si svolgono negli stessi luoghi anche se cronologicamente distanti; il direttore della fotografia valuterà le scene anche in base alle indicazioni luministiche (giorno, notte, ecc.); il costumista farà i suoi calcoli sui cambi e la tipologia del vestiario; sulla base delle caratteristiche dei personaggi il casting proporrà gli attori da ingaggiare; lo scenografo leggendo il copione proporrà i disegni degli ambienti da realizzare; gli attori proveranno i dialoghi, ecc. Il copione dunque è un immediato strumento di lavoro per l'intera troupe. Il primo spoglio della sceneggiatura è comunque di tipo economico, per questo nella sua redazione vengono messe in evidenza le scene facendole precedere da indicazioni sulla location e sulle condizioni di luce, viene sottolineato il numero di personaggi, ecc. Queste modalità di impaginazione servono anche al "colpo d'occhio" del produttore che deve valutare la fattibilità finanziaria dell'operazione.
ALCUNI CONSIGLI UTILI IN AMBITO SCOLASTICO :
Ogni classe può produrre un elaborato creativo con la tecnica dello stotytelling, che riassuma in maniera critica il proprio modo di intendere la storia da sceneggiare. A questo punto si passa all’attività di gruppo: partite da un’idea grezza, semplice e cominciate a focalizzarla. Cercate di affinare gradualmente gli obiettivi della vostra storia fino a completarla gradualmente nei minimi dettagli.
Come si fa a trasformare un insieme di informazioni in una storia affascinante?
La maggior parte delle storie, infatti, si basa su un numero limitato di strutture, consolidate in millenni di cultura. Queste le principali:
• raccontare in prima persona, come se foste il personaggio principale della storia, l’inventore, l’eroe, che agisce nel contesto collegato alla vostra ricerca. Portate quindi l’attenzione sull’aspetto umano del protagonista e sulla lezione che ha imparato;
• trasformare un evento di attualità o storico in un mito o una favola, da tramandare alle future generazioni;
• personificare un oggetto (ad esempio un albero, un fiume, un foglio di carta) facendogli raccontare la sua versione della realtà, la sua verità;
• recuperare e adattare il percorso narrativo di un famoso romanzo, di una canzone, di una favola;
• tradurre un concetto scientifico introducendo un dilemma, collegando cause ed effetti;
• riportare la propria esperienza all’interno del progetto, il proprio coinvolgimento emotivo, quando ha cambiato il modo di pensare e la sensibilità del gruppo. A questo punto, si tratta di affinare la storia, aggiungendo elementi, particolari, sfondi, che la rendono viva e autentica.
Lavorate in gruppo, discutendo i vari passaggi logici, aiutandovi con una mappa mentale tracciata su un foglio comune. Non cercate di scrivere subito lo script al computer, ma lasciate fluire le idee liberamente, annotandole su un foglio per poi recuperarle gradualmente. Cercate di raggiungere una profondità emotiva nel racconto: trasmettere valori significa, a volte, confrontarsi con verità scomode. Leggete ad alta voce, rileggete e ripulite, cercate di dare un ritmo alle scene, credeteci e create il vostro stile unico; solo così otterrete una storia avvincente. Ricordate che la vostra storia deve concludersi in pochissimi minuti, quindi sforzatevi di “distillare” accuratamente ciò che volete davvero trasferire, eliminando gradualmente ogni dettaglio in eccesso.
Per pianificare correttamente il vostro progetto multimediale è indispensabile apprendere la tecnica utilizzata dai professionisti per fissare e visualizzare la sequenza delle scene: lo storyboard. Si tratta di un procedimento molto simile a quello utilizzato per raccontare le storie con i fumetti. Dovete immaginare di dividere il vostro testo in situazioni progressive, caratterizzate ognuna da una scena che resta sul video indicativamente 6 secondi; quindi avrete, teoricamente, 10 scene per ogni minuto di ripresa. Ora collegate a ogni scena gli effetti sonori ed eventuali transizioni per descriverla compiutamente. In altre parole, per ogni scena dovrete indicare chiaramente:
• cosa si vede sullo schermo in quei pochi secondi (fate un piccolo schizzo dell’inquadratura che desiderate);
• quali testi appaiono o vengono declamati;
• quali effetti sonori li accompagnano;
• quali transizioni sono previste (es. dissolvenza, zoom, ecc);
• quale musica fa da tappeto sonoro.
Stampate o disegnate su un foglio bianco la struttura presente nella pagina successiva per visualizzare la vostra sequenza. Procedete cercando di dare a ogni scena il giusto peso, senza correre per compattare le immagini. Vedrete come poche scene chiave possano rendere molto più di quanto pensate: solo così la vostra storia avrà respiro e fascino.